Luci ed ombre della Microsoft Data Center Migration (DCM) – Investimento del proprio datacenter

Proseguendo il tema del precedente articolo “Luci ed Ombre della Microsoft DataCenter Migration (DCM)” vediamo quali sono i timori principali dei Service Provider quando si trovano ad affrontare il tema della Data Center Migration dei workload dei loro clienti verso il Public Cloud.

In questo articolo riportiamo una delle obiezioni, paure e dubbi legittimi che abbiamo raccolto dai nostri partner Service Provider e con i quali abbiamo cercato di analizzare per capire insieme la fondatezza di questi timori e se invece non nascondano delle nuove opportunità di business.

Proteggere l’investimento nel proprio Data Center

“Per noi è preferibile vendere le nostre risorse in cui c’è stato un forte investimento iniziale e preferiamo ammortizzare i costi, per lo meno fino all’esaurimento delle risorse. L’aggiornamento tecnologico in cui si avranno nuovi costi è probabilmente il momento buono per valutare la DCM.”

L’affermazione che il Service Provider preferisca vendere le proprie risorse per ammortizzare i costi è comprensibile, ma non deve essere l’unico fattore da considerare quando si valuta la migrazione verso il cloud pubblico di Microsoft. In realtà, l’adozione della DCM di Microsoft può portare a una maggiore efficienza, flessibilità e scalabilità dei servizi cloud, consentendo al Service Provider di offrire ai propri clienti soluzioni più innovative e avanzate.

L’investimento del proprio data center non deve essere visto come una limitazione per la migrazione con la DCM di Microsoft. Molte soluzioni di Microsoft sono progettate per funzionare in modo ibrido, consentendo ai Service Provider di integrare il proprio data center con la piattaforma di Microsoft per sfruttare al meglio entrambi i mondi.

Le migrazioni non devono necessariamente essere totali. Spesso vediamo applicate delle migrazioni parzializzate che vedono blocchi applicativi suddivisi in diversi Data Center, così come migrazioni ibride che vedono le applicazioni estese su diversi Data Center.

Ad esempio possiamo trovare applicazioni che rimangono nel vecchio Data Center del cliente per ospitare i servizi necessari al funzionamento degli impianti e della operatività locali (es. Scada, Controllo accessi, Sicurezza perimetrale, etc) di cui magari viene creato in sito di DR nel Public Cloud. Oppure ci sono applicativi che vengono migrati dal DC del cliente a quello del SP per una questione di sovranità del dato, mentre altri applicativi vengono spostati nel Public Cloud per essere più scalabili e performanti sia per la forza computazionale che per la disponibilità di banda.

Avere la terza sponda offerta dal Public Cloud permette ai SP di essere più elastici ed ampliare la propria offerta, così come le opportunità di business.

Inoltre l’adozione della DCM di Microsoft può consentire ai Service Provider di ridurre i costi di gestione e di manutenzione del proprio data center, poiché molti dei compiti di gestione e di manutenzione sono gestiti da Microsoft. Ciò consente al Service Provider di concentrarsi maggiormente sulla propria attività principale e sulla creazione di valore per i propri clienti.

La migrazione con la DCM di Microsoft può anche consentire al Service Provider di diversificare la propria offerta di servizi e di competere in modo più efficace con altri Service Provider e con i grandi player del mercato, come Amazon Web Services e Google Cloud Platform. Ciò può portare a un aumento del fatturato e alla crescita dell’azienda.

In sintesi la migrazione verso il Public Cloud di Microsoft non deve essere vista solo come un costo, ma come un’opportunità per migliorare l’efficienza, la flessibilità e la scalabilità dei servizi cloud offerti dal Service Provider. La DCM di Microsoft può consentire al Service Provider di offrire soluzioni più innovative e avanzate ai propri clienti, ridurre i costi di gestione e di manutenzione del proprio data center e diversificare la propria offerta di servizi.